Ieri, 31 ottobre 2025, intorno alle ore 16.55, io e il collega Massimiliano Di Pillo, ci siamo recati presso il civico 229 in Via Tavo a Pescara, per fare un ennesimo sopralluogo presso un palazzo popolare che da mesi è diventato e vero e proprio “fortino della droga”, con tanto di vedette, spacciatori, e centinaia di acquirenti che vengono da tutte le parti della regione.
Mentre stazionavamo davanti all’ingresso posteriore del palazzo, impegnati a fare una diretta facebook di denuncia, a bordo della mia autovettura, venivamo improvvisamente affiancati da una macchina di colore nero dalla quale scendevano due uomini, apparentemente di etnia rom ed uno, in particolare, portandosi verso la portiera dal guidatore dove ero seduto ci chiedeva con insistenza di uscire fuori dalla macchina per parlare, con tono alterato ed aggressivo.
Io e il collega Di Pillo, rimanendo chiusi a chiave in macchina, abbiamo cercato di prendere tempo rispondendo che saremmo scesi dopo 5 minuti, contestualmente contattavamo il numero di emergenza della questura di Pescara per chiedere un intervento. I due uomini rimanevano sul posto per oltre dieci minuti chiedendoci, a più riprese, di scendere dalla macchina e di “non chiamare i rinforzi” ma, dopo aver sentito il suono delle sirene, sono andati via.
Questo caso dimostra, nella sua drammaticità, cosa significa vivere nei quartieri a rischio delle nostre periferie. Non è il primo non sarà l’ultimo episodio “sgradevole” che mi capita, negli anni sono stato spesso minacciato di morte, aggredito, mi sono entrati in casa incappucciati…Insomma me ne hanno fatte di tutti i colori per cercare di fermare la mie attività di lotta alla criminalità locale . Ho subìto senza mai fermarmi e senza mai voltarmi dall’altra parte. Ringrazio sentitamente le forze dell’ordine che negli anni, su iniziativa del Prefetto, hanno attivato un servizio di tutela verso la mia persona che sicuramente ha garantito la mia incolumità e ha evitato che potesse accadermi il peggio. Ma rimane un grande problema . Vivere in questi quartieri, per la gente perbene, significa vivere in un inferno fatto di soprusi, angherie, colpi bassi, minacce , aggressioni . Nessuno può permettersi di alterare un “equilibrio” imposto dalla malavita, se cerchi di spezzare questo equilibrio , come spesso facciamo noi, vieni immediatamente individuato, accerchiato e intimidito. Il caso di ieri ci fornisce la rappresentazione plastica di come, in un certo posto della città, non si è nemmeno liberi di stazionare in macchina e di osservare perché, i signorotti della malavita locale, si sentono disturbati nei loro loschi affari. E allora cercano in tutti i modi di allontanarti. Naturalmente è facile immaginare che chiunque, dopo una spiacevole esperienza del genere, eviti in futuro di passare da quelle parti e soprattutto fermarsi davanti a quelli che noi definiamo fortini della droga. In questo modo non ci saranno occhi indiscreti a “fotografare” l’inferno che i residenti sono costretti a vivere e il famoso “equilibrio” non si rompe. Invece noi no. Noi abbiamo scelto di starci. Di non mollare . Di tornare sistematicamente in questi posti ad accendere forte i fari della legalità perché la gente onesta deve riprendere il controllo di queste aree della nostra terra. Non possiamo consentire alla malavita di vincere costringendo la gente perbene ad abbassare la testa. E’ un nostro dovere civico, morale, etico e istituzionale, continuare a combattere la criminalità per rispedire al mittente i messaggi intimidatori e far capire loro che noi non abbasseremo mai la testa per le tante persone perbene che in questi posti vivono, crescono i loro figli e mandano avanti la nostra terra. Il messaggio che oggi, assieme al collega Di Pillo vogliamo lanciare, dopo aver subito questo ennesimo episodio dal sapore intimidatorio è questo: noi non abbiamo paura, i criminali devono aver paura dello Stato perché questa terra appartiene alla gente perbene e non alla malavita.
Domenico Pettinari
Presidente Movimento Politico “Pettinari per l’Abruzzo”




