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Per i disabili psichici, anche con invalidità civile al 100%, ottenere il contrassegno per il parcheggio spesso è una vera e propria impresa. Il problema scaturisce da un’interpretazione eccessivamente rigida del codice della strada che, nel regolamento di attuazione, pone quale condizione per il rilascio “una capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta”. È capitato, così, a due genitori della provincia di Chieti che in un primo momento si è vista negare l’autorizzazione dal medico legale della ASL per il figlio nello spettro autistico. I genitori appartenenti ad ANGSA Abruzzo (Associazione Genitori Persone con Autismo), non si è scoraggiata e ha contattato telefonicamente il legale dell’associazione che immediatamente si è attivato trasmettendo la nota chiarificatrice del Ministero dei trasporti risolvendo un caso spesso comune. “Questa volta è andata bene, ma quello in esame purtroppo non è un caso isolato – spiega Alessandra Portinari, presidente di ANGSA Abruzzo – sono molte le famiglie che addirittura neppure presentano domanda perché erroneamente gli viene detto che il contrassegno è riservato solo a chi si trova nell’impossibilità fisica di deambulare. Effettivamente il testo della norma è equivoco tanto da rendere necessaria una nota chiarificatrice da parte del Ministero. Come ANGSA Abruzzo da anni siamo impegnati per garantire alle famiglie una corretta informazione dei propri diritti e, attraverso i nostri sportelli autismo, presenti su tutto il territorio regionale, offriamo consulenza legale gratuita. Nei prossimi giorni invieremo una nota sia all’INPS che alla ASL della provincia di Chieti affinché casi come questi non si ripetano più”.

L’intervento del legale dell’Associazione e la determinazione della famiglia hanno portato ad un esito favorevole della vicenda. Infatti è intervenuto il presidente della commissione che dopo un esame più approfondito ha finalmente rilasciato la certificazione utile per ottenere il tagliando. “Il rifiuto del tagliando ai disabili psichici in realtà è un atto discriminatorio – spiega l’avv. Christian Bove – . Se, come spesso accade, non si possiede la giusta dicitura sui verbali INPS le cose si complicano e non poco. L’interessato deve presentare domanda al sindaco del comune di residenza corredata dalla certificazione dell’Azienda Sanitaria Locale attestante una effettiva capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta. Molti uffici, di conseguenza, si limitano a verificare la presenza o meno di problematiche agli arti inferiori, eppure il Ministero dei trasporti con nota n. 1567/2016 ha dato indicazioni precise, nel senso che il contrassegno deve essere rilasciato anche a persone (come il disabile psichico per l’appunto) che per la loro condizione non possono essere considerate autonome nel rapporto con la mobilità e la strada necessitando comunque della mediazione di altri. Ad esempio il disabile psichico potrebbe non essere collaborativo rendendo difficili gli spostamenti a piedi”

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