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Il tempo delle chiacchiere è finito. Il tempo del calciomercato e delle carte bollate è passato agli archivi, la parola passa al campo. Finalmente. La nuova stagione inizia con alcune novità e tante certezze. La prima? Che in Serie B chi è “campione” in estate avrà vita dura in autunno ed in inverno. Catania docet, in tal senso. Ma stavolta l’impressione è che il pronostico possa essere rispettato. Sulla carta, infatti, il Cagliari sembra addirittura meglio attrezzato di alcune squadre che attualmente militano in Serie A. Dietro i sardi, il Cesena. Altra retrocessa, che ha usufruito del “paracadute” e che si è mossa molto e bene sul mercato. Poi ci sono le solite note: Bari, Spezia, Avellino e Pescara. Ma non solo. Carpi e Frosinone insegnano: in B ci sono sempre sorprese e chi parte con una ben precisa fisionomia, consolidata dalle stagioni precedenti per modulo e uomini, è avvantaggiato.

Il Pescara si presenta ai nastri di partenza dopo la beffa di Bologna, quando una traversa centrata da Melchiorri in pieno recupero ha negato ai biancazzurri l’epilogo più dolce. Perdere i playoff da imbattuti è pillola amara da ingoiare. Ma il passato è il passato, bisogna guardare al futuro. Possibilmente con ottimismo.

Il Delfino ha cambiato volto. Sono andati via tutti i big, sono arrivati nuovi interpreti. La squadra è interessante, Oddo si è dichiarato “super soddisfatto”. «Non so se siamo da prime due, da prime quattro o da prime otto», ha detto, «lo deciderà il campo. Ma so che saremo protagonisti», le sue parole. Il rush finale di mercato gli ha consegnato i 3 uomini per fare il salto di qualità. Benali, Campagnaro e Cocco colmano le lacune che il precampionato aveva evidenziato. Basteranno?

La sensazione è che il Pescara possa essere la mina vagante del torneo. In grado di deflagrare dopo esser stata bene assemblata dall’artificiere. Adesso, infatti, tocca ad Oddo. Deve dimostrare che l’exploit dello scorso anno non è stato casuale e che non dipese dal fatto di avere a disposizione una squadra davvero forte che solo il suo predecessore non riuscì a far rendere al meglio. Fare paragoni tra il Pescara attuale e quello 2014-15 non serve a nulla. Ma alcune considerazioni è possibile farle.

La difesa – da epoca Zeman il tallone d’Achille biancazzurro –  non è cambiata molto, ma dipenderà dal rendimento di Campagnaro. Il reparto non sembra fornire assolute garanzie ed il carisma, l’esperienza e la sagacia tattica dell’argentino saranno fondamentali. Il centrocampo, invece, numericamente e qualitativamente sembra tra i migliori della B. Forse il migliore in assoluto. E dal reparto nevralgico bisognerà costruire i propri successi, magari derogando – di gara in gara o all’interno di uno stesso match – al modulo base (4-3-1-2) per sfruttare al meglio le caratteristiche degli interpreti. Che dovranno dare una mano anche in fase realizzativa, con Benali e Valoti soprattutto.

Rispetto alla prolifica squadra dello scorso anno, non ci sono più Melchiorri, Bjarnason, Politano e Pasquato che insieme avevano garantito un bottino di ben 39 reti. Se si aggiungono anche i 12 gol realizzati da Maniero prima del suo passaggio al Catania, vale a dire nel girone d’andata, la cifra sale a quota 51. Il solo Cocco, anche qualora si confermasse sugli standard dello scorso anno,da solo non può bastare. Servirà il decisivo ed ingente contributo dei centrocampisti e quello del partner d’attacco dell’ex Vicenza. Caprari, chiamato alla stagione della svolta, Sansovini, la garanzia, e Lapadula, che deve confermare in una categoria superiore quanto di buono fatto a Teramo, saranno importanti quanto il finalizzatore principale.

Le premesse sono queste. Ora spetta al rettangolo verde, giudice supremo ed inappellabile, la sentenza. Buon campionato a tutti!

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