Meccanismi e movimenti della difesa a 3 – Approfondimento tattico

Meccanismi e movimenti della difesa a 3 – Approfondimento tattico

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Schiavi2


 

Uno dei fili conduttori della gestione Marino, eccetto il tentativo presto accantonato di 4-3-3, e della gestione Cosmi è stato l’impianto difensivo a tre uomini: ForzaPescara.TV, grazie all’allenatore Raffaele Cicolini, che vanta vasta esperienza bnei settori giovanili, vi offre un esaustivo ed interessantissimo approfondimento sul tema.

Nelle ultime stagioni agonistiche il calcio italiano ha visto la sempre maggiore diffusione dell’utilizzo della difesa a 3. Semplice moda? Tendenza evolutiva tattica? Il calcio va a periodi e dopo una lunga fase in cui la difesa a 4 era un dogma, attualmente i tecnici del nostro campionato stanno riscoprendo questo schieramento difensivo che tanti risultati ha fruttato al football di casa nostra.

Prima doverosa precisazione: la difesa a 3 dei giorni nostri nulla ha a che vedere con quella in voga negli anni precedenti alla “rivoluzione sacchiana”. Il concetto di libero staccato con due marcatori a uomo è largamente superato. Oggi i principi della zona sono comunemente e diffusamente accettati e fatti propri dalla quasi totalità degli allenatori; tali concetti vanno semplicemente riportati ed applicati su 3 uomini invece che su 4.

Seconda necessaria precisazione:  il calcio è uno sport di squadra estremamente complesso a livello tattico pertanto analizzare un sistema di gioco limitandosi esclusivamente alla linea difensiva non solo è errato ma in certi casi persino fuorviante. I numeri, le formule, le diciture hanno grande presa sugli appassionati perché permettono a tutti di riconoscersi in situazioni facilmente classificabili ma per chi allena e per chi entra in campo lasciano davvero il tempo che trovano. Personalmente nel lavoro settimanale o la domenica negli spogliatoi prima della partita io non parlo mai con la squadra di numeri e di moduli, non dico mai “ragazzi oggi proviamo il 3-4-1-2” oppure “in campo ci sistemiamo con il 4-3-3”. I sistemi di gioco non sono fissi, schematici e rigidi come si potrebbe pensare, le situazioni e le fasi di gioco richiedono continui adattamenti.

Sulla scelta di giocare a 3 o a 4 dietro ho sentito negli ultimi tempi varie scuole di pensiero. La soluzione migliore? Semplice. Trovare un sistema di gioco che dia equilibrio ed efficacia alla squadra. Banale? Sicuramente ma non essendoci un modulo chiaramente migliore degli altri occorre sempre focalizzare l’attenzione sull’obiettivo verso cui bisogna tendere. Basti pensare che, a volte, i moduli vincenti nascono da situazioni fortuite (infortuni, necessità particolari a partita in corso, …) e sta alla bravura di ogni allenatore andare oltre le proprie preferenze. Se le idee sono valide, la duttilità e la capacità di adattamento possono spesso fare la differenza.

Proviamo ad addentrarci nell’analisi della difesa a 3 staccando i tre difensori dal resto della squadra analizzando la fase di non possesso. Innanzitutto le caratteristiche che i giocatori dovrebbero avere. Il centrale deve essere dotato di grande capacità di lettura, di forte personalità e di buona tecnica con entrambi i piedi. A lui spetta guidare la linea e garantire le adeguate coperture ed in possesso di palla è il primo ad iniziare l’azione. Completano il quadro leadership, carisma e capacità comunicative. I due difensori laterali fisicamente devono essere dotati di grande forza e rapidità; coraggiosi, aggressivi e tenaci devono essere bravi a ricercare l’anticipo ogni volta che le loro spalle sono adeguatamente coperte; sviluppate doti di marcatura e spiccate doti di tecnica individuale nell’1 contro 1. Passiamo ora ai movimenti di reparto senza mai dimenticarci la parzialità di analisi di questo tipo

I concetti della zona rimangono gli stessi: copertura degli spazi, riferimenti palla-compagno-avversario, diagonali, coperture, etc… A livello didattico, per ciò che concerne la fase di non possesso, preparare una difesa a 3 è molto più difficile rispetto al lavoro settimanale necessario per lavorare su una difesa a 4. Tanti anni di addestramento a tutti i livelli sulla linea difensiva classica hanno permesso a tutti i giocatori di assimilare determinati meccanismi con un buon livello di apprendimento. Inoltre c’è una problematica puramente tattica, quasi geometrica. La copertura di tutta l’ampiezza del campo con un uomo in meno richiede l’applicazione di automatismi diversi dove l’idea di gioco dell’allenatore fa la differenza. Provo a spiegare nel dettaglio questo ultimo concetto. Al di là delle variabili classiche di ogni difesa a 4 (altezza della linea, utilizzo del fuorigioco, minore o maggiore aggressività,…) possiamo dire che le diverse letture delle situazioni di gioco sono ormai abbastanza standardizzate. In una difesa a 3, invece, la mano del mister si può notare maggiormente in quanto le variabili aumentano e le scelte da fare per i giocatori in campo non sono sempre così automatiche. Non a caso non è soltanto un mero luogo comune quello che recita che per preparare uno schieramento a 3 dietro richieda generalmente più tempo di uno con una linea difensiva a 4. Il motivo è presto detto: 3 uomini non bastano per coprire l’intera larghezza del campo, quindi, il loro lavoro deve essere coordinato con il resto della squadra, ed in particolar modo, con i due esterni di centrocampo.

Siamo arrivati ad una delle caratteristiche principali dei moduli che prevedono l’utilizzo di 3 difensori centrali: gli esterni di centrocampo. Che si parli di 3-4-3, di 3-4-1-2, di 3-5-2 o di 3-4-2-1 i laterali di fascia sono una presenza imprescindibile nei sistemi difensivi a 3. La loro rilevanza è basilare in quanto sono l’ago della bilancia di tutto il sistema. Come detto in precedenza, l’impossibilità da parte di 3 soli uomini di garantire un’adeguata e costante copertura trasversale del terreno di gioco richiede il contributo degli uomini di centrocampo che a seconda delle diverse situazioni di gioco devono integrare la linea difensiva. Questo lavoro può essere fatto dai centrocampisti centrali è vero ma, oramai, la tendenza sempre più diffusa è quella di usare prevalentemente gli esterni. Solo uno dei due? Entrambi? Sempre e comunque? Ogni squadra mette in campo i propri principi di gioco anche se la tendenza è quella di abbassarsi sistematicamente con entrambi gli esterni sulla linea difensiva. Giusto o sbagliato? Dipende. Torniamo sempre alle solite premesse: quanto voglio attaccare alto, quale sistema utilizzo, cosa chiedo ai miei centrocampisti centrali, etc… Parlando a livello puramente teorico abbassarsi sistematicamente e preventivamente in alcuni casi potrebbe essere dannoso in quanto esterni portati più alti sulla linea di centrocampo possono garantire una migliore opposizione al possesso palla avversario. E’ anche possibile, se le caratteristiche dei singoli difensori lo consentono, rendere sistematico l’abbassamento degli esterni in modo alternato chiamando esclusivamente quello posto sul lato debole (il lato di campo opposto al punto in cui si trova il pallone) ad integrare una linea difensiva che con gli adeguati scivolamenti laterali mantiene pertanto sempre 4 elementi. Che si abbassino uno o più centrocampisti centrali o che scivolino indietro uno o entrambi gli esterni il concetto base rimane sempre lo stesso: i 3 difensori devono essere costantemente supportati ed integrati dalla linea di centrocampo; l’abilità dell’
allenatore sta nel saper studiare, preparare e saper far attuare alla squadra questi automatismi.

Passiamo ora a vedere come una linea difensiva a 3 condiziona i flussi di gioco in fase di possesso. In questo caso analizzare il gioco di una squadra basandosi esclusivamente sugli uomini impiegati in difesa è impossibile. E’ naturale che lo sviluppo del gioco di un 3-5-2 è totalmente differente rispetto a quello di un 3-4-3 e sto tralasciando le differenze che possiamo ritrovare all’interno dello stesso identico sistema di gioco. Prendendo come riferimento il 3-5-2 essendo quello maggiormente utilizzato, è scontato dire che l’ampiezza è data esclusivamente dai due esterni di centrocampo e che ciò potrebbe comportare il rischio di un gioco eccessivamente portato su vie centrali. Potremmo anche dire, allo stesso tempo, che questa elevata intensità portata al centro del campo (3 difensori + 3 centrocampisti + 2 attaccanti) consente di consolidare costantemente il possesso palla potendo contare su un ottimo scaglionamento nelle diverse zone del rettangolo verde con linee di passaggio brevi e pulite che vanno a trovare gli uomini tra le linee avversari e il tutto avendo garantite dietro sempre le coperture preventive necessarie. Si rinuncia alle sovrapposizioni classiche sulle fasce laterali (teoricamente) e gli esterni vengono usati maggiormente come sponde d’appoggio per garantire l’ampiezza. Sono costretto a ripetermi: ogni modulo va visto attuato sul campo ed ogni squadra nell’interpretazione di quel sistema di gioco va vista in partita. Analizzare, pertanto, una singola linea è davvero limitante e limitativo ma mi auguro che quanto scritto sia comunque riconducibile a situazioni abbastanza generali.

In conclusione quali sono le caratteristiche peculiari della difesa a 3? E’ meglio la difesa a 3 o la difesa a 4? In questa ultima parte della mia analisi proverò a fornire il mio modesto punto di vista personale portando a supporto anche qualche esempio.

I pregi: schierarsi a 3 dietro comporta possibilità di giocare costantemente sull’anticipo sugli attaccanti (copertura sempre garantita), di blindare la zona centrale difensiva con un uomo in più, di potersi difendere con una linea a 5 con il contributo degli esterni, di consolidare il possesso palla (scarico dietro sempre disponibile), di portare un uomo in più nella metàcampo avversaria, di avere sempre coperture preventive in caso di transizione negativa.

I difetti: maggiore difficoltà nell’assimilare gli automatismi difensivi e di squadra, rischio di abbassarsi troppo e con troppi effettivi, scarsa capacità di sfruttare il campo in ampiezza in fase di attacco, maggiore prevedibilità nelle linee di gioco, maggiore difficoltà nel trovare giocatori adatti per determinati ruoli.

Questi sono miei pareri personali ovviamente criticabili e contestabili. Ho letto pareri assolutamente discordanti sulla difesa a 3. Per alcuni, ad esempio, è più difensiva della difesa a 4 mentre per altri è l’esatto opposto. Altri ancora sostengono che con i tre dietro sia più agevole ripartire rapidamente in contropiede quando, invece, per molti la difesa a 3 lo quasi inibisce. Semplifichiamo con due esempi facilmente leggibili ed analizzabili: il Napoli di Mazzarri e la Juve di Conte.

Se affermo che l’unica cosa che hanno in comune queste due squadre sia proprio l’utilizzo di 3 difensori non credo di andare molto lontano dalla verità. Mazzarri davanti ai 3 difensori schierava due mediani bloccati deputati quasi esclusivamente al recupero palla, alla copertura della linea difensiva ed al raccordo del gioco. Gli esterni, dotati di grande gamba e resistenza, coprivano tutta la fascia seppur con caratteristiche diverse. Davanti c’erano giocatori con grande capacità di attaccare gli spazi che avevano grande libertà di movimento proprio per sfruttare al meglio le loro qualità. Il Napoli era una squadra aggressiva, intensa, essenziale che sfruttava a destra la capacità di attaccare in ampiezza e in profondità di Maggio, la velocità e la tecnica a sinistra di Zuniga, la straordinaria abilità nell’innescare negli spazi con pochi tocchi Cavani, Hamsik e Lavezzi (prima) o Pandev (dopo). In certe situazioni difensive poteva anche sembrare una squadra lunga, oserei dire anarchica ma il tutto era sempre finalizzato alla ricerca nella metàcampo avversaria delle situazioni preferite (ripartenze).

La Juve di Conte della stagione 2013/2014 è l’esatto opposto. La ripartenza veloce, ad esempio, non fa parte del repertorio di questa squadra. La squadra ricerca ossessivamente le sue linee di gioco costantemente per tutti i 90 minuti di gioco. Il giro palla inizia sempre dal portiere e non è mai forzato all’interno della propria trequarti difensiva. I 3 difensori si staccano sempre per dare l’appoggio e se è necessario si ritorna da Buffon senza problemi. Dei tre centrocampisti Pirlo rimane basso gestendo il giro palla con la linea difensiva mentre i due interni si alzano costantemente in ampiezza (lato forte) o in profondità (lato debole). Gli esterni sono entrambi altissimi ed in fase offensiva ricercano il gioco dall’esterno all’interno con le due punte oppure l’uno contro uno sulla fascia negli ultimi 20 metri di campo. Le punte giocano vicine, generalmente spalle alla porta e partecipano costantemente alla manovra della squadra.

Due idee di gioco completamente differenti ma che hanno prodotto e che producono risultati eccellenti. Un allenatore deve sempre partire dal materiale che ha a disposizione ed adattare le sue idee sul gruppo che allena. I movimenti delle due punte della Juve sui palloni provenenti dagli esterni sono identici a quelli che Conte predicava nel suo 4-2-4 ma sono stati inseriti in un modulo diverso. La Juve non ha uomini per giocare in contropiede e quindi privilegia un gioco palleggiato corto che volutamente prevede l’insediamento della squadra nella metàcampo avversaria e quando ciò non riesce la squadra va in difficoltà. Discorso opposto per il Napoli di Mazzarri che al contrario si lasciava spazio davanti per attaccarlo con i suoi uomini offensivi e che ha incontrato spesso dei problemi con le squadre chiuse.

Come vedete la difesa a 3 è una caratteristica di entrambe le squadre eppure, come premesso più volte, l’interpretazione ed il sistema di gioco che ne derivano sono completamente dissimili.

Volevo chiudere questi riferimenti più o meno noti con un allenatore che per me rimane uno dei più grandi interpreti della difesa a 3 ossia Giampiero Gasperini. Le sue idee di gioco, sulle quali non posso dilungarmi, sono molto particolari e le sue interpretazioni di certe situazioni di gioco sono davvero innovative. Il suo è un calcio davvero totale e a tutto campo nel quale la base tattica è molto sviluppata e, ribadisco, originale.

Concludo brevemente con le mie preferenze. La difesa a 3 ha preso piede per un periodo di grandi carenze tecniche del nostro calcio. Le difese a 3 sono ormai stabilmente a 5 soprattutto nelle squadre di medio e basso livello. C’è un appiattimento della qualità di gioco notevole e si tende a privilegiare la copertura delle zone nevralgiche del campo. Inoltre, anche se ogni modulo con i dovuti aggiustamenti è adatto ad affrontare qualsiasi altro sistema di gioco, ritengo che contro squadre che giocano con una punta centrale, due esterni offensivi alti ed un trequartista la difesa a 3 richieda troppi correttivi e movimenti troppo poco efficaci. Per sviluppare una solida e redditizia idea di gioco con i 3 difensori occorre poter contare su un buon possesso palla altrimenti gli esterni fanno fatica a salire e si rischia
di rimanere sempre con il baricentro troppo basso e con le punte troppo distanti. Inoltre rinunciare alle sovrapposizioni sulle fasce, alle situazioni di superiorità numerica laterali, alle ripartenze veloci ed al gioco in verticale per come vedo io il calcio è troppo. Per questo le mie preferenze vanno a moduli diversi come il 4-3-3 o il 4-2-3-1 e comunque con i 4 difensori dietro. 

 

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