Lazzari: “Pescara, gli esami non sono finiti“

Lazzari: “Pescara, gli esami non sono finiti“

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Flavio Lazzari è il giocatore che ogni allenatore vorrebbe. Fossimo nel campionato NBA, sarebbe definito “il sesto uomo ideale”, vale a dire l’alternativa di lusso sempre pronta, un titolare aggiunto che molte volte non parte dall’inizio ma che è sempre pronto all’uso. E non tradisce. Come a Crotone, quando (con la complicità del portiere avversario) è andato in rete spianando la strada al successo dei biancazzurri.

A Lazzari questo ruolo probabilmente va stretto, ma da lui non sentirete mai una lamentela. La cultura del lavoro e la professionalità fanno parte del suo bagaglio umano, nel suo dna c’è la totale dedizione alla causa. Nato esterno d’attacco abile a sostenere compiti tattici anche complicati, può giostrare anche come mezz’ala offensiva e proprio in questo ruolo Baroni lo sta plasmando. Ora è ritenuto il vice Bjarnason, ma l’islandese deve prestare molta attenzione: Lazzari è calciatore suda per conquistarsi un posto al sole. Incarna l’affidabilità messa a disposizione del gruppo. Ma non può, non vuole e non deve accontentarsi di un ruolo da comprimario. Fisico, doti tecniche e qualità tattiche gli consentono di ambire a qualcosa di più.

Classe 1986, Lazzari ha giocato con la Nazionale Italiana Under-17 (2 presenze su 6 convocazioni), Under-19 (2 presenze su 3 convocazioni) e Under-20 (3 presenze su 3 convocazioni) ma non è mai riuscito a spiccare il volo nel calcio che conta. A Pescara vuole recuperare il tempo perso e aiutare il Delfino a domare la marea chiamata Serie B.

“prima non dovevamo farci prendere dallo sconforto dopo un avvio stentato, ora non dobbiamo fare l’errore di esaltarci”, dichiara Lazzari. “Dobbiamo sempre essere ordinati in campo, solo così possiamo fare bene. Non è stata una grande prestazione nostra in avvio, ma abbiamo tenuto botta e siamo andati al riposo in vantaggio di due gol.  Siamo stati cinici, ci metterei la firma se fosse sempre così.  Non volevamo attendere e ripartire in contropiede,  vogliamo imporre il nostro gioco, ma una grande squadra deve anche saper soffrire.  Abbiamo un calcio frizzante da proporre,  ma i punti sono importanti e va bene anche ottenerli così.  A Vicenza prova di maturità?  Tutte lo sono.  Siamo sempre in discussione,  ogni gara è un nuovo banco di prova. La vittoria contro l’Entella è stata un pò una liberazione, ma non ho mai visto la nostra situazione come quella del mio Novara dove i problemi erano molti a partire dallo spogliatoio.  Qui il gruppo è unito. Obiettivo playoff?  Ci proviamo ma ho imparato a non sbilanciarmi”. Sul piano personale è soddisfatto ma non si accontenta: “Non mi sento la riserva di nessuno, sono stato utilizzato un pò di meno ma non mi lamento. Chiunque vorrebbe giocare di più,  io cerco di dare il massimo e la definizione di Sesto uomo come NBA è carina, fa capire che sono utile alla causa. Torna Bjarnason? Deciderà il mister se è dove giocare. Mi mancava il gol, non segnato proprio da una gara contro il Crotone.  La dedica è per mio figlio, volevo festeggiare con il ciuccio ma non lo avevo con me”.

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